«Chiediamo una deroga alla normativa nazionale per la riorganizzazione sanitaria»
In trincea i sindaci dei Comuni ricadenti nell’area dell'ex distretto sanitario di Larino
REDAZIONE TERMOLI
La nota è stata inviata al Presidente della Repubblica, Mattarella, al presidente della Regione Molise, Toma, alla delegazione parlamentare del Molise, al commissario e sub commissario ad acta della sanità Giustini e Grossi e al direttore generale dell’Asrem, Sosto ed è stata firmata dai sindaci dei Comuni che rientrano nell’area sanitaria di Larino, Giuseppe Puchetti (Sindaco di Larino), Giovanni Di Matteo (Sindaco di San Martino in Pensilis), Alberto Florio (Sindaco di Santa Croce di Magliano), Raffaele Primiani (Sindaco di Ururi), Sabrina Lallitto (Sindaco di Casacalenda), Domenico Mele (Sindaco di Colletorto), Nicola Giovanni Montagano (Sindaco di Bonefro), Michele Miniello (Sindaco di Rotello), Vincenzo Tozzi (Sindaco di Guardialfiera), Giuseppe Ferrante (Sindaco di San Giuliano di Puglia), Domenico Antonio Colasurdo (Sindaco di Morrone del Sannio), Orazio Civetta (Sindaco di Ripabottoni), Nino Pellegrino Ponte (Sindaco di Montorio nei Frentani), Nicolino Macchiagodena (Sindaco di Montelongo), Salvatore Fucito (Sindaco di Provvidenti). Sotto la lente va a finire il nuovo piano sanitario 2019-2010 e la necessità di ascoltare un territorio che, dopo la chiusura del Vietri di Larino, è stato fortemente penalizzato. «E’ da anni che la sanità regionale necessita di una seria riorganizzazione. I bilanci degli ultimi anni hanno mostrato le lacune del nostro sistema sanitario ed in particolare dell’offerta ospedaliera. L’enorme debito maturato è da ricondurre sicuramente ad una politica sanitaria poca attenta a livello gestionale ed a scelte passate che oggi risultano senza alcun dubbio destabilizzanti per l’intero sistema. La sanità regionale, al fine di non incorrere negli stessi errori commessi in passato, ha bisogno di una riorganizzazione che fornisca livelli uniformi di assistenza, mantenga un equilibrio nella distribuzione delle strutture e dei servizi nell’ambito del territorio regionale, razionalizzi la spesa e valorizzi le eccellenze che attirano utenza extraregionale. Sicuramente le ultime riforme in tema di riorganizzazione sanitaria non hanno rispettato gli obiettivi su indicati ed hanno penalizzato soprattutto il territorio del Basso Molise con le relative aree interne. Ne è un chiaro esempio la chiusura di alcuni giorni fa del punto nascita dell’Ospedale San Timoteo di Termoli. Dobbiamo, dunque, constatare che purtroppo si continua a non tener conto di questo territorio e pertanto abbiamo l’obbligo di rivendicare la necessità per tutto il basso Molise del rispetto dell’art. 32 della Costituzione, ovvero la garanzia del diritto alla salute per i cittadini di questo territorio. Non è pensabile una riorganizzazione sanitaria che lasci scoperta un’intera fetta della Regione, che rappresenta il 40% della popolazione molisana (oltre 100.000 abitanti), senza i sufficienti servizi di base a livello di prestazioni ospedaliere. La Regione Molise non può più investire la maggior parte delle proprie risorse derivanti dal fondo sanitario nazionale in strutture ospedaliere per acuti (pubbliche e private) comprese tra la città di Campobasso e la Provincia di Isernia, non tenendo conto delle qualità infrastrutturali presenti sul nostro territorio. Il Vietri di Larino è sicuramente un esempio in quanto trattasi di una struttura moderna, inaugurata soltanto pochi anni fa e costata centinaia di milioni di euro. Inoltre, l’intervento commissariale non può sostituirsi ad una gestione strategica proiettata verso servizi che rispondano alle reali esigenze dei cittadini, in quanto non ci sono né competenze né strumenti, in questo modo i commissari diventano dei meri liquidatori. I parametri di economicità e sostenibilità finanziaria sono la cornice di un quadro che al centro ha la salute dei cittadini e non si tratta di sterile campanilismo in quanto il livello dei servizi essenziali ai cittadini non può essere slegato dal territorio e non può essere perseguito senza autonomia, mezzi e competenze. Se questo in passato non è avvenuto, oggi è assolutamente imprescindibile salvo voler calpestare diritti fondamentali. I cittadini di questo territorio non possono più accettare di essere trattati come cittadini di serie B; vi è necessità di una equa distribuzione di risorse a livello regionale. La Legge Balduzzi non può essere applicabile all’area da noi rappresentata per le sue peculiarità territoriali quali la propria orografia, la bassa densità di popolazione e le note problematiche in tema di viabilità. In considerazione di quanto sopra premesso, chiediamo, con forza, una deroga alla normativa nazionale vigente in tema di organizzazione sanitaria ed una riorganizzazione della sanità regionale vincolata al rispetto effettivo dei livelli essenziali di assistenza correlati al numero dei cittadini residenti nel basso Molise e nelle relative aree interne».