di Sergio Genovese
Non sono incoraggianti le ipotesi che si leggono sul giornale su chi dovrà sostituire il fiacco Ministro Bianchi al dicastero della Pubblica Istruzione. Le figure citate oltre a non provenire dal mondo delle aule con le lavagne interattive, segnalano la residenza in quell’agone politico fatto di scalate immeritate e quasi sempre giustificate dalle dinamiche inquinate della politica del nuovo millennio. Passare da capo condomino a deputato o a senatore, è diventato compito agevole, la gavetta è un sostantivo rimosso persino dal vocabolario della lingua italiana. Una volta le persone per bene venivano scelte senza proporsi, oggi invece proprio per il toto ministri, assistiamo a richieste capricciose e presuntuose con le quali si pretende la luna pur valendo appena una nuvoletta di passaggio. Da questo contesto uscirà il personaggio che guiderà il Ministero di Viale Trastevere. Se non dovesse arrivare dal mondo scuola, sarà orientato da tutta una pletora di direttori generali che lo tireranno da una parte o dall’altra con la conseguenza che mentre fino agli anni ottanta siamo stati lo specchio del mondo per il nostro modello di istruzione oggi siamo a rimorchio cercando di copiare il sistema British che ci sembra quello migliore per darci arie di modernismo. Errore strategico che ha tolto negli anni, insieme a tanti altri malesseri, dignità alle nostre Scuole anche per colpe che sono derivate dall’interno per una bizzarra interpretazione dell’autonomia scolastica mai coordinata da chi aveva sul territorio il compito di controllare. Il nuovo Ministro avrà il compito di comprendere che il sistema di istruzione italiano dovrà assicurare competitività quando i nostri giovani si misureranno in una versione internazionale. Per ottenere lo scopo bisognerà superare gli slogan inflazionati dell’Inglese, della Matematica e della competenza tecnologica. E’ una fase che abbiamo già scavalcato che non può servire a vita per dare tranquillità a chi non ha altro da proporre. Ma ancora più importante dovrà essere l’impegno per restituire alle Scuole la funzione pedagogica. Nessuno si è accorto che nelle aule la conoscenza, nell’ultimo ventennio, è stata trasmessa e mai costruita. Si è rincorso di fatto il nozionismo senza dare contenuti contestualizzati per arrivare ad un “prototipo” di studente con buona competenza della lingua inglese ma incapace di individuare le linee di demarcazione tra il bene ed il male, il lecito e l’illecito. Da questa verità la Scuola è scappata come ogni altra agenzia educativa. Avremo un Ministro capace di partire da certe realtà e non dalle varie scorribande programmate dai vari dirigenti ministeriali? Supereremo finalmente le confusioni messe in atto senza ritegno sulle misure anti covid ? Il tempo sarà a nostra disposizione per comprendere se si vorrà scegliere la strada dei banchi e delle aule con le vecchie cartine geografiche appese su chiodi traballanti o quella più pianeggiante a bordo di lussuose e comode auto blu con i vetri oscurati. . .