Caso Don Marino, Giada: «Ho scritto due lettere al Papa ma non ho mai ricevuto risposta»
Don Marino: «È tutta colpa mia, dovevo proteggerla. Io ero il suo sacerdote, lei una ragazza». Domani il primo vertice sugli abusi nel Clero.
REDAZIONE TERMOLI
A poche ore dal vertice sugli abusi nel Clero che si terrà da domani e fino al 24 febbraio in Vaticano, alla presenza di Papa Francesco, ecco che sul sito michelesantoro.it è stato pubblicato un approfondimento tratto da ‘Servizio pubblico’ sul calvario di Giada Vitale, la 24enne di Portocannone che aveva denunciato nel 2013 di essere stata abusata per anni da Don Marino Genova, ormai ex parroco della chiesa SS. Pietro e Paolo di Portocannone. I rapporti sessuali con Don Marino, secondo l’accusa, durarono dai 13 ai 17 anni. E per denunciar l’inerzia della Chiesa rispetto alle vicende di pedofilia Giada ha anche scritto per ben due volte a Papa Francesco.
«Non avrei mai pensato di scrivere o di cercare di avere un contatto epistolare con una personalità grande come la sua. Prima vivevo felice, non mi mancava niente- si legge nella lettera di Giada-Ma all’improvviso, sul mio orizzonte esistenziale, mentre frequento la terza media, si staglia una figura nelle sembianze di un prete. E di colpa il padre si trasforma in un mostro che fagocita la mia mente, il mio cuore, la mia innocenza. Ho scritto due lettere a Papa Francesco ma non ho mai ricevuto risposta. Parla di tolleranza zero, ma perché non li caccia a calci nel sedere? Fa solo chiacchiere. Don Marino nei miei confronti è stato sempre molto dolce. Mi abbracciava spesso, diceva di volermi bene” ricorda Giada “e un giorno mi prese la mano e mi ha portò in sagrestia, con i suoi modi molto dolci. ‘Sei la mia stellina, ti voglio bene’ mi disse. Dopo quella frase mi spinse verso il muro e strusciò le sue parti intime sul suo corpo. Mi toccava, mi baciava. Poi andò in bagno.Quel giorno iniziò il suo calvario: “Ogni volta mi rivestiva lui, perché io ero immobile. Mi congedava con la benedizione, facendomi il segno della croce sulla fronte. Non doveva più fare il prete perché era un porco, ma è stato protetto. Dopo la mia denuncia alla procura è iniziato un altro calvario perché il pubblico ministero ha stabilito che si trattava di atti sessuali con minore consenziente anziché violenza su minore. Io avevo 13 anni e lui 58. Non ho mai più avuto un ragazzo, una relazione, anche se adesso mi hanno fatto passare per la prostituta del prete, mentre lui è diventato la vittima».
Le telecamere di Servizio Pubblico hanno raggiunto Don Marino, che si è comunque rifiutato di rispondere ad ogni domanda. In un messaggio ha scritto: «È tutta colpa mia, dovevo proteggerla. Io ero il suo sacerdote, lei una ragazza».