Caso Cucchi, minacce a casa della famiglia di Alessio Di Bernardo

È di Sesto Campano uno dei carabinieri indicati tra gli autori del pestaggio, da ieri vive nel timore che possa accadere qualcosa

REDAZIONE ISERNIA

Alessio Di Bernardo, uno dei carabinieri indicati dal Tedesco tra gli autori del pestaggio nella caserma della Compagnia “Roma Casilina”, che trascorse poi dieci mesi in servizio presso la Compagnia di Cassino fino alla sospensione voluta dal Comando generale, da ieri vive nel timore che possa accadergli qualcosa. Continua a dichiararsi estraneo ai fatti. L’avvocato Antonella De Benedictis, che lo difende, puntualizza: «Il mio assistito disconosce tutte le dichiarazioni di Tedesco, che non hanno senso e sono prive di fondamento. Tutti dicono che Di Bernardo è colpevole in base a delle dichiarazioni rese da un coimputato, dichiarazioni che devono essere supportate da elementi oggettivi e provate.

La sentenza mediatica, però, come sappiamo, non ha valore giuridico, solo il giudice, l’unico legittimato, ne emetterà una e noi attendiamo quella. Questa battaglia mediatica ci lascia solo pensare che lo stato di diritto non esiste. La famiglia di Alessio Di Bernardo ha già ricevuto delle minacce, nel mirino non c’è solo lui, ma anche i suoi cari e il suo stato d’animo è quindi messo a dura prova. Il risultato della macchina mediatica e della “sentenza” di colpevolezza che è stata emessa senza effettive certezze e prove inconfutabili è che delle persone sono state esposte, loro malgrado, ad un ulteriore “processo”».

L’episodio a cui il legale fa riferimento è una telefonata nella quale una voce ignota minacciava in maniera anche piuttosto pesante la madre del Di Bernardo e tutta la famiglia. Un episodio del quale sono stati informati i carabinieri. La vicenda della morte di Stefano Cucchi ha sconvolto il Paese e lo ha diviso tra garantisti e colpevolisti, divorando nella macchina mediatica tutti gli attori diretti e indiretti di quella maledetta notte del 15 ottobre 2009.