In tv e sui giornali assistiamo a e leggiamo diatribe su prime e seconde case, Imu, ex Ici, Vaticano Sì, Vaticano no, era meglio Berlusconi, Renzi tassatore… etc, etc.
Il primo distinguo da fare riguarda appunto la definizione.
Questo non piacerà ai multi proprietari, ma – seppur sostenitore del concetto di proprietà privata onestamente acquistata – devo rimarcare questa non sottile differenza.
Se dico PRIMA casa di proprietà, sottintendo che ve ne sia una SECONDA.
E che questa seconda produca un reddito da affitto o che comunque mi consenta di andarmene al mare o ai monti senza spendere in soggiorni alberghieri, ovvero la cosiddetta “villeggiatura”, la “vacanza in villa”, una delle tante innovazioni del Secolo breve.
Invece, nella quasi totalità dei casi contemporanei di giovani coppie o anziani pensionati, più correttamente, più che di PRIMA dovremmo parlare di UNICA casa.
In questo caso, lo Stato, pseudo-rappresentato dai cittadini, ma incarnato dal governo, dovrebbe tenere conto che una UNICA casa va distinta dalla PRIMA.
Innanzitutto perché fa parte dei diritti del cittadino, in secondo luogo perché produce un reddito virtuale esigibile soltanto al momento della vendita, non certo durante la fruizione o nel passaggio di padre in figlio.
Questo può avvenire esclusivamente in una Nazione che adotti un modello di Stato sociale sostenibile, ovvero con un sistema di tassazione etica che non sprema i salari dei tanti micro-mono-reddito in favore dei relativamente pochi macro-multi-reddito.
Vi sembra un discorso “di sinistra”?
Rimarrete stupiti che, per mettere in pratica il progetto, occorrono statisti, non statalisti alla Renzi. Come dite?
Renzi non è di sinistra?
Particolare ininfluente: chi lo ha votato pensava che lo fosse.
OPPURE…
Problematiche socialdemocratiche contro soluzioni nazionalsocialiste, sempre lì torniamo.
Occhi aperti…