Carisma o forza fisica?

Le persone hanno bisogno di fare parte di qualche cosa.
Poi, una volta “accomunati”, tra loro emerge chi si distingue.
Per prepotenza o per doti.
Nelle comunità barbare emergeva il più grosso, il più forte, il più furbo.
In quelle civilizzate dovrebbe emergere il più intelligente, il più educato, il più onesto.
Nel primo caso le “doti” sono in ordine visuale: quello grosso lo vedi subito, potrebbe essere anche forte, se poi è pure furbo, ha vinto lui senza bisogno di elezioni, per senso comunitario viene acclamato capo, re, imperatore.
Parliamo di selezione naturale primordiale, quella che privilegia la salvaguardia della specie (quindi di una comunità specifica) e ci accomuna agli animali, anche se loro spesso sono meglio di noi.
La selezione, nel secondo caso, non è mai giunta ad una purezza assoluta, poiché, per quanto ci si sforzi, intelligenza, educazione e onestà non sono sufficienti, serve sempre un po’ di furbizia (chi dice il contrario mente sapendo di mentire, anche se per ruolo non potrà ammetterlo).
Pertanto l’acclamazione per il carisma è auspicabile, ma porterà sempre con se un’ombra svilente.
Ciò che può fare la differenza è il coraggio, una dote sconosciuta e inutile per chi non ha paura, poiché dotato di armi naturali (stazza fisica) e/o artificiali (artiglieria).
“Piccoli grandi uomini” coraggiosi sono morti per difendere verità e giustizia.
Non avere paura è incoscienza o disonestà; averne e vincerla è coraggio.