Bando microricettività, Primiani: «Un’altra occasione sprecata»
Il consigliere dei 5 Stelle: «Va a scapito dei piccoli Comuni che vedranno ridotte le possibilità di investimento sul territorio»
«Con toni trionfalistici, in data 28 dicembre, la Regione Molise – ha commentato il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Angelo Primiani – ha annunciato il bando pubblico dal titolo “Imprenditori del sistema Albergo diffuso di cui alla legge regionale n. 7/2014, del turismo rurale e titolari di strutture di microricettività, case e appartamenti per le vacanze e affittacamere”, per un importo totale di 16 milioni di euro. Una cifra importante che avrebbe potuto mettere in moto meccanismi virtuosi sia per la riqualificazione dei centri storici sia per il rilancio del settore dell’edilizia regionale e del commercio. Ma così non è stato, o meglio, così probabilmente non sarà. Innanzitutto, è da evidenziare la mancanza di rispetto istituzionale della maggioranza consiliare che a dicembre ha disatteso l’impegno di discutere una nostra mozione, preferendo agire senza il coinvolgimento della massima assise regionale, nonostante dichiarazioni di apertura.
Ma vediamo cosa ha prodotto l’ennesima dimostrazione di onniscienza della Giunta regionale e quali erano invece le proposte del MoVimento 5 Stelle.
Il primo ostacolo in cui imbatteranno i futuri ‘ospiti’ sarà quello di reperire fisicamente il testo del “bando microricettività” anche solo per prenderne visione. Ma la principale stortura del bando riguarda l’inserimento, tra i costi ammissibili al beneficio, di quelli relativi all’acquisto degli immobili da destinare a strutture microricettive, per un importo totale del contributo concedibile pari a 200.000 euro (a copertura massima del 50% delle spese). È evidente che ammettere a finanziamento, seppur al 50%, l’acquisto di un immobile e includere nell’ambito di applicazione dei benefici anche i centri più grandi come Campobasso, Termoli, Venafro e Isernia, potrebbe vanificare gli obiettivi del bando accentuando invece pratiche speculative legate alla compravendita di immobili. In pratica, si spianerebbe la strada a operazioni speculative di investimento in città medio grandi, o comunque a spiccata vocazione turistica, con il solo obbligo di mantenere il vincolo di destinazione per 10 anni. E chi ci perde in tutto questo? Innanzitutto i piccoli Comuni che vedranno notevolmente ridotte le possibilità di investimento sul proprio territorio, anche da parte di terzi non residenti.
Ci perdono le imprese edili e quelle commerciali in quanto parte del budget verrà assorbito dall’acquisto di immobili. Ma invece cosa ha proposto il MoVimento 5 Stelle per migliorare l’efficacia di questo bando? In primis, – prosegue Primiani – abbiamo proposto di dividere i 16 milioni di budget in più linee di intervento istituendo misure dedicate a favorire gli investimenti nei Comuni più piccoli e/o montani, sicuramente più disagiati e in crescente spopolamento, anche attraverso l’ammissione di operazioni legate alla microricettività non professionale (B&B e affittacamere non professionale). Ciò per facilitare gli investimenti in zone meno attrattive, riducendo vincoli, impatto dei requisiti e burocrazia. Il tutto con ricadute economiche sulle piccole imprese edili e su quelle commerciali, tali da generare un effetto moltiplicatore utile anche in funzione anti-spopolamento. In secondo luogo, per evitare fenomeni di speculazione immobiliare, avremmo evitato di inserire tra le spese ammissibili i costi relativi agli acquisti di immobili, una pratica non molto diffusa nelle altre regioni. Infine, nel rispetto delle competenze regionali in materia, abbiamo proposto di varare, preliminarmente al presente bando, un provvedimento teso a disciplinare nel dettaglio tutte le tipologie di strutture ricettive e, solo successivamente, scegliere quali finanziare.
Il nostro rammarico maggiore – ha concluso – è rappresentato dal fatto che queste proposte, oltre a non figurare nel bando, non sono neanche mai state discusse nella sede naturale di confronto politico-istituzionale che è il Consiglio regionale. Comunque sia, già la settimana scorsa abbiamo scritto ai sindaci dei piccoli centri e alle associazioni di categoria per condividere con loro le nostre perplessità».