Baby: la nuova serie delle squillo dei Parioli
di Grano Sara
La nuova serie Netflix “Baby” è ispirata alle vicende delle squillo dei Parioli, ragazze che vendevano i loro corpi in cambio di regali costosi e di ingenti somme di denaro. Si tratta in realtà di un romanzo di formazione e di crescita, un teen drama in linea con i nostri tempi. Baby racconta in 6 episodi le vite segrete di alcuni liceali romani, seguendo le vicende di un gruppo di adolescenti del quartiere Parioli che sfidano la società ricercando la propria identità e indipendenza, sullo sfondo di amori proibiti, pressioni familiari e segreti condivisi. Quanto accaduto a Roma alcuni anni fa è solo la cornice di questa storia. Baby parla di adolescenti che hanno un disperato bisogno d’amore. Infatti è soprattutto una storia di amore e incomprensioni, romantica e dark allo stesso tempo. “È stata una grandissima opportunità poter raccontare un tema così scottante in un prodotto destinato al pubblico televisivo” afferma il regista Andrea De Sica, “Baby è una serie molto importante, dalle grandi opportunità”. Ma in realtà come si può cadere in quel giro di prostituzione? Baby non si concentra su cosa avviene all’interno di queste “attività”, ma si sofferma su quello che c’è prima e su quello che c’è dietro. “Viviamo in un acquario. Ma sogniamo il mare. Per questo dobbiamo avere una vita segreta” ci racconta all’inizio la voce narrante di Chiara. Andrea De Sica e Anna Negri hanno fatto dei Parioli un mondo emblematico, in cui regna la speranza e la voglia di evadere. Vivere all’interno di questo “acquario”, di questa bolla, ti fa venire voglia di saltare fuori e, a volte tutto questo, porta a intraprendere strade sbagliate, trasgredendo ogni regola. I genitori non sempre sono modelli affidabili, e allora si cercano delle figure adulte al di fuori della famiglia e della stessa scuola. Importante è inoltre il modo in cui questa storia viene presentata, raccontando le abitudini di oggi, un’era in cui tutti sono costantemente attaccate all’uso del cellulare, adulti più che ragazzi.