Autonomia differenziata, il Molise si schiera
Il Consiglio regionale chiede la tutela dei livelli delle prestazioni essenziali in riferimento alle infrastrutture fisiche e digitali
CAMPOBASSO
Sull’onda dell’accelerazione voluta dal Governo e dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sull’autonomia differenziata e sulle spinte che altre regioni del nord (Liguria) e del sud (Campania) stanno dando sulla riforma, ieri (con colpevole ritardo) il Consiglio Regionale del Molise ha discusso sull’argomento, portato all’attenzione dalle forze politiche presenti a Palazzo D’Aimmo. Una discussione protrattasi fino a sera con, al centro le mozioni a firma del Partito Democratico, di Michele Iorio e del Movimento Cinque Stelle, e l’ordine del giorno a firma di Nico Romagnuolo (FI) e altri consiglieri di maggioranza, che ha portato all’unificazione dei documenti e all’approvazione di un’unica mozione che ha visto il sì di tutti i consiglieri regionali presenti e quello contrario di Aida Romagnuolo (Lega). A preoccupare, nel corso degli interventi susseguiti, sono senza dubbio le modalità di finanziamento dell’autonomia differenziata con le tre regioni più ricche del Paese che esplicitamente chiedono di acquisire, sotto forma di quote di gettito dei tributi che vengono trattenute in regione, risorse pubbliche maggiori rispetto a quelle oggi spese dallo Stato a loro favore. Un passo che significa spostare una quota maggiore a loro favore, riducendole per i cittadini delle altre regioni italiane a statuto ordinario. Il timore espresso negli ultimi mesi è quello di una vera e propria «secessione dei ricchi». Ma nella discussione in aula più volte si è parlato di come lo Stato abbia l’onere della «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale», i cosiddetti LEP mai quantificati. Un elemento ritenuto preliminare, nel corso degli interventi susseguitisi, dato che i Lep dovrebbero mirare a garantire proprio quei basilari diritti di cittadinanza definiti dal legislatore nazionale. Dopo la fase di dibattito nel quale si è registrata una diversità di vedute tra l’assessore Luigi Mazzuto (Lega) ed esponenti di maggioranza ed opposizione, c’è stato il lavoro di ricucitura dei documenti, invocato sia dal presidente Toma che dai diversi esponenti politici, durato quasi tre ore. Il documento approvato dall’Aula rielabora i documenti della maggioranza, del Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle.
Il Consiglio regionale chiede la tutela dei livelli delle prestazioni essenziali in riferimento alle infrastrutture fisiche e digitali l’aula impegna il presidente Toma a rivolgersi al Presidente Conte, al Consiglio dei Ministri ed alla Conferenza delle Regioni per far sì che il Governo porti avanti un accordo tra le regioni in cui sia fissata almeno la tutela dei Lep concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo alle infrastrutture fisiche e digitali e che il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle regioni sia ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni territoriali, escludendo ogni riferimento ad indicatori di ricchezza; i principi di coesione e solidarietà fra le Regioni con la salvaguardia dei trasferimenti finanziari a fini perequativi. Il documento, inoltre, impegna Toma a promuovere un’adeguata ripresa della legge 42/09, ivi inclusa la definizione dei costi standard e il principio di cui all’art.9, lettera g) comma 3: la ripartizione del fondo perequativo tiene conto, per le regioni con popolazione al di sotto di una soglia da individuare con i decreti legislativi (…) del fattore della dimensione demografica, in relazione inversa alla dimensione demografica stessa; ed una conseguente ridefinizione concentrata degli aspetti più problematici del complessivo sistema di finanza decentrata, che potrebbero assicurare un effettivo rafforzamento dell’autonomia regionale, nel rispetto del principio della necessaria correlazione tra funzioni e risorse, così come elaborato dalla giustizia costituzionale; tutto improntato sui principi di ragionevolezza, proporzionalità e garanzia di unitarietà del sistema. Infine si impegna il presidente Toma a promuovere presso la Conferenza delle Regioni un accordo con il Governo volto a promuovere un sistema per la gestione delle forme di autonomia regionale, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e, a far sì che il Governo nazionale subordini ogni tipo di intesa che preveda trasferimenti di poteri e risorse ad altre regioni, fin tanto che non siano definiti i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Infine l’aula, con l’approvazione della mozione impegna il Presidente del Consiglio regionale Micone ad assicurare il necessario coinvolgimento delle autonomie locali, nonché a favorire una Conferenza degli Uffici di Presidenza dei Consigli Regionali di Campania, Basilicata, Abruzzo, Calabria e Puglia al fine di perseguire eventuali convergenze tra le Regioni del Meridione e a trasmettere tempestivamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il testo della mozione.