Attenzione ai forti raffreddori

GENNARO VENTRESCA

Appartengo a quella grande maggioranza di tifosi (si, mi reputo prima tifoso e solo dopo artigiano della scrittura) che non vedranno mai la propria squadra vincere qualcosa di importante. Suppongo che non vedrò più la mia formazione in Serie B. A Selva Piana, da troppi anni, ho visto festeggiare le promozioni in D. Con l’unica eccezione, era il 2000, per il ritorno in C2. In punta di verità c’è stata anche un’altra strana promozione, attraverso la scorciatoia del ripescaggio. La ottenne il generoso quanto lunatico Ferruccio Capone che per far felice la nostra piazza si è ritrovato con una montagna di debiti e una causa penale in corso, col pesante addebito di bancarotta fraudolenta.

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Io ho visto Guido Biondi mettere una palla all’incrocio, con la delicatezza di Platini. Ho visto fare altrettanto a Oscar Tacchi, contro la Triestina. Sono state apparizioni. Come capitava a Fatima o a Lourdes. Ma, purtroppo, ho visto troppe formazioni ospiti che hanno maramaldeggiato i nostri ragazzi e hanno fatto festa sotto la curva Gilotti che conserva un po’ l’olezzo dei suoi maialini.

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Poi mi consolo, pensando a Eraclito che sosteneva che il Tutto, L’Universo, il Tempo, la Vita, non è che il regno di un bambino che gioca. E che altro sono i tifosi se non bambini mai cresciuti? Io, almeno, mi ritengo tale. E, cari lettori, se ci pensate un minuto, credo che anche gli altri siano fatti della mia stessa pasta. Gli scongiuri, i portafortuna, le parolacce all’arbitro e via di questo passo, altro non sono che i segni di una maturazione che non è mai arrivata. E forse è meglio così, altrimenti perderemmo anche quel po’ di innocenza che ancora portiamo dentro.

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In punta di verità, al pari degli altri cuori rossoblù, mi aspettavo almeno un paio di rinforzi da urlo. Invece il mercato si è consumato sotto l’effetto di poche operazioni di basso profilo, frutto di scambi, come con le figurine Panini. Gesuè così ha voluto, e così sia. Spero che anche questa volta abbia visto giusto. Anche se, oggettivamente, bisogna sperare che non ci siano altri insulti muscolari (vedi Fabriani) e che nessuno dei nostri ragazzi si permetta di prendersi un forte raffreddore.

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Dove eravamo rimasti? Scherzo, naturalmente. Lo stop natalizio ha bloccato la marcia dei rossoblù  al nono risultato utile consecutivo, e alla quinta vittoria di fila. Niente male. Ma non finisce qui. Non può finire certo così. Serve tanta altra roba, per mantenere allegri i nostri cuori. C’è chi, addirittura, pensa di poter raggiungere e sorpassare la capolista da cui ci divide un’irta salita. A conferma che sognare non costa niente. Anche se oggi, alla ripresa del gioco, bisognerà superare l’Avezzano che vale il Vastogirardi che ci ha fatto sudare sino al fischio finale.

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Punto ancora sulla mia anguilla, anche se il Natale è ormai alle spalle. Dio mi preservi questo furetto di nome Pietro Cogliati. Un giovanotto che ha bruciato troppe occasioni per diventare qualcuno e che ora sembra aver raggiunto la piena consapevolezza dei propri mezzi. Più di Alessandro è lui il nostro pezzo pregiato. Corre, svicola, fa gli scodinzoli come Alberto Tomba e ha acceso una fertile amicizia col gol. Lo aspetto con il cuore bambino alle 14,30, per accompagnarci alla prima vittoria del nuovo anno.