Armi alla Polizia locale, la proposta di Aldo Di Giacomo

Agenti di Polizia Locale sempre armati, anche fuori dall’orario di servizio, per garantire la sicurezza dei cittadini: è la soluzione che noi abbiamo indicato da tempo al sindaco di Campobasso come a tanti altri sindaci di Comuni nei quali la Polizia Locale è disarmata.

E’ quanto afferma Aldo Di Giacomo, presidente di La Nuova Italia e segretario generale del SPP (Sindacato di Polizia Penitenziaria), commentando il recente incontro in Prefettura a Campobasso sollecitato dall’Ordine dei Medici della precaria condizione di sicurezza nella quale versano le sedi delle Guardie mediche e gli operatori della Continuità assistenziale.

Le cronache dei giornali testimoniano – dice Di Giacomo – che i casi di aggressione e persino di violenza sessuale contro dottoresse impegnate nei servizi di Continuità Assistenziale sono frequenti e richiedono idonee misure a partire dall’installazione di servizi di sorveglianza nelle sedi degli ambulatori. Ma più in generale riteniamo che in una situazione di crescente e generale allarme sicurezza servono più uomini in campo e tra questi gli agenti di Polizia Locale che non possono essere esclusivamente utilizzati per fare multe o peggio ancora come impiegati dietro una scrivania. Accade dunque che mentre in buona parte del resto del Paese i vigili urbani sono armati e che gli appartenenti alle forze dell’ordine anche fuori dal servizio portano l’arma in dotazione, nel capoluogo molisano c’è chi svolge funzioni di pubblica sicurezza e l’arma non l’ha mai avuta.

Tutto ciò ignorando e non dando attuazione alla legge quadro 65/86, che all’articolo 5 delinea il profilo di pubblica sicurezza degli agenti di Polizia Locale: “Gli addetti al servizio di Polizia Municipale ai quali è conferita la qualità di agente di pubblica sicurezza portano, senza licenza, le armi di cui possono essere dotati in relazione al tipo di servizio nei termini e nelle modalità previsti dai rispettivi regolamenti anche fuori dal servizio, purché nell’ambito territoriale dell’ente di appartenenza. “Senza armi e senza strumenti adeguati – conclude – non si può fronteggiare la criminalità comune, figuriamoci il terrorismo”.