Appalto Auditorium di Isernia, Di Pietro aveva “le mani pulite”
L'ex pm molisano aveva denunciato l'imprenditore napoletano dopo una sua intervista pubblicata su 'La Repubblica'

ISERNIA
Appalto Auditorium di Isernia. Francesco Maria De Vito Piscitelli, imprenditore napoletano, tra il 2011 e il 2012, calunniò ingiustamente Antonio Di Pietro, all’epoca ministro dei Lavori Pubblici, affermando che «aveva manovrato affinché l’opera fosse aggiudicata alla Ati la cui capogruppo era l’impresa Lupo Rocco Spa». Tutto falso e per questo il tribunale di Roma lo ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione e ad una provvisionale a beneficio dell’ex ministro molisano di ventimila euro. Per il giudice Maria Laura Pesano della IV Sezione Penale del Tribunale di Roma, Piscitelli non solo era consapevole della falsità delle sue accuse ma era perfettamente a conoscenza della estraneità di Antonio Di Pietro (difeso dall’avvocato Iulia Iemma) ai fatti che gli attribuiva. Voleva colpire proprio chi, come Di Pietro, aveva segnalato con due lettere (nel 2007) alcune stranezze degli appalti legati alle grandi opere da realizzare per i 150 anni dell’Unità d’Italia e che aveva ‘estromesso’ Balducci dal Ministero delle Infrastrutture. Con riguardo alla gara per l’Auditorium di Isernia, Piscitelli sostenne (e lo racconterà anche al giudice) di essere stato contattato dal Bentivoglio, nella sua qualità di funzionario del Dipartimento ‘Grandi Opere’ e stretto collaboratore di Balducci, subito dopo l’apertura delle buste da parte della Commissione tecnica della gara e di avere ricevuto la certezza di essersi aggiudicato l’appalto. Ma subito dopo lo stesso Balducci gli avrebbe riferito, perché informato da Guido Bertolaso, che Antonio Di Pietro «aveva manovrato affinché l’opera fosse aggiudicata alla Ati la cui capogruppo era l’impresa Lupo Rocco Spa». Ed è questo il motivo per il quale Antonio Di Pietro ha denunciato per calunnia De Vito Piscitelli dopo aver letto una sua intervista pubblicata su ‘La Repubblica’ il 20 ottobre 2012. Il 25 maggio il processo a Roma, ieri sono state rese note le motivazioni della condanna