Anche una termolese nell’inferno di fuoco in provincia di Pisa

La testimonianza di Luciana: «Tanta paura, le fiamme a poche centinaia di metri dalla nostra abitazione. Soccorsi straordinari»

REDAZIONE
TERMOLI

Anche una termolese ha vissuto in prima persona l’inferno di fuoco che ha tenuto sotto scacco la provincia di Pisa. La situazione, infatti, è decisamente migliorata rispetto alla fase più intensa dell’emergenza, ma l’attenzione resta sempre massima. A fornirci un piccolo resoconto di ciò che è accaduto, a partire da lunedì sera, quando le fiamme – quasi sicuramente di origine dolosa – divampate sul monte Serra, tra Calci e Vicopisano, hanno cominciato ad inghiottire i primi ettari dei circa 1000 andati in fumo, è Luciana, una trentacinquenne termolese trasferitasi prima per studio e poi per lavoro proprio ai piedi del Monte Magno, una frazione di Calci poco distante dal primo fronte di fuoco. «L’allerta per la nostra zona, che conta circa 150 residenti, è scattata lunedì notte. Eravamo già in preallerta a partire dalle 10, perché ovviamente stavamo monitorando lo svilupparsi del fuoco sul Monte Serra, ma la situazione è peggiorata in breve tempo, quando le fiamme, alimentato dalle forti raffiche di vento, so cominciate ad avanzare verso la nostra direzione. Siamo così rimasto in attesa io e il mio compagno, insieme ad altre famiglie, delle direttive da parte dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile, che intorno alle 3 di notte hanno predisposto lo sfollamento dell’intera area. Così abbiamo preso lo stretto necessario e ci siamo sistemati per la notte a casa dei genitori del mio compagno. Chi non ha avuto modo di trovare ospitalità da amici e parenti è stato comunque sistemato nella palestra comunale di Calci, che è stata rapidamente allestita per affrontare l’emergenza». Proprio in tema di soccorsi la giovane termolese ci tiene a sottolineare lo straordinario lavoro svolto da ogni singolo componente che ha costituito la macchina dei soccorsi. «Sono stati fantastici, anche perche il vento ha reso estremamente difficoltose le operazioni. I focolai,a causa dei lapilli, si accendevano in maniera imprevedibile, alzando in breve tempo diverse colonne di fumo distanti tra loro. Inutile negarlo che la paura c’è stata, anche se sapevamo di non essere fisicamente in pericolo abbiamo visto case che distano poche centinaia di metri dalla nostra andare distrutte. Ho potuto vedere con i miei occhi tutta la potenza delle fiamme in azione, il loro rosso vivo, prima di evacuare la zona. La fase di emergenza è durata anche il giorno successivo, tant’è vero che ci hanno consentito di rientrare in casa solo per qualche minuto per recuperare qualcosa». Queste mentre il sindaco di Calci, Massimiliano Ghimenti, ha chiesto rinforzi per le pattuglie che devono vigilare per prevenire eventuali fenomeni di sciacallaggio. «Non è la prima volta che la zona è interessata da roghi – afferma la termolese, avvalorando ulteriormente l’ipotesi del dolo – ma questa volta si è andati oltre. Il danno ambientale, così come quello economico è enorme».