Al Castel Monforte lo spettacolo “Misura per misura” di William Shakespeare

Principalmente la trama di Misura per Misura si snoda attorno al destino di Claudio, un giovane gentiluomo viennese, fatto arrestare da Angelo, giovane ministro di grazia e giustizia temporaneamente chiamato a rappresentare l’autorità assoluta nel ducato.
Angelo ha ricevuto l’incarico del comando dal Duca stesso, che finge di lasciare il comando con la scusa di un’improbabile missione di politica estera ed invece, indossata una tunica da frate, osserva in incognito e indisturbato la città e l’andamento delle cose in sua assenza. Il giovane lord Angelo si rivelerà immediatamente rigido, moralistico ed irremovibile nel prendere le sue decisioni; vi è troppa libertà e scelleratezza nella città di Vienna ed in particolar modo il suo bigottismo condanna quello che da parte sua è un eccessivo atteggiamento lascivo del popolo.
Le leggi contro tali comportamenti libertini già esistono e Angelo decide semplicemente di attuare una campagna di applicazione rigida e aggressiva imponendo tutto il peso del suo potere esecutivo. In questo contesto viene arrestato Claudio, che ha ingravidato Giulietta, la sua amante – nonostante siano fidanzati, promessi sposi e il loro rapporto sia dichiaratamente consenziente -. 
Il giovane viene comunque condannato a morte, così da poter dare un esempio ai cittadini di Vienna. 
Isabella, la sorella di Claudio, casta e virtuosa, prossima ad entrare in un convento, quando apprende dell’arresto del fratello, corre da Angelo a pregarlo per ottenerne la grazia. Lui sulle prime rifiuta, ma dice che potrebbe cambiare idea: propone ad Isabella uno scambio, ovvero barattare la verginità di lei con la grazia per il condannato. Isabella ne rimane sconvolta e rifiuta seccamente.
Mentre si trova in carcere per dare la ferale notizia al fratello prigioniero, la fanciulla confessa al duca, travestito da frate, il misfatto del suo protetto; il frate le racconterà della precedente amante di Angelo, Mariana, la quale benché sua promessa sposa, venne abbandonata quando perse la sua dote in un naufragio. 
Il duca architetta un piano insieme ad Isabella, che prevede che lei comunichi ad Angelo la volontà di soddisfare il suo ricatto, ma sarà Mariana ad andare al posto di Isabella, nel letto di Angelo.
Le vicende si alterneranno per esplodere in un happy end che vede l’unico potere salvifico che pacifica ogni lotta intestina: l’amore.
Dopo la forzata pausa imposta dalla pandemia la scuola della Compagnia Stabile del Molise ritorna in scena con Misura per Misura di W.Shakespeare. Una scelta ardua, ma necessaria: legalità contro illegalità, mente contro cuore, etica e morale, ordine e caos, pubblico e privato, sono solo alcune delle molteplici dicotomie che il nostro Bardo fa emergere dalle sue parole; tante, tantissime parole. Ogni personaggio, perciò ogni attore, è chiamato a recitarne una valanga, creando una rutilante sinfonia di argomentazioni.
Questo misterioso discorso sul potere e sull’impatto dirompente che esso può avere a seconda della mano che lo esercita, si evolve vorticosamente tra le bocche dei suoi personaggi, cambiando colore e volto, declinandosi in maniera cangiante secondo il contesto: dallo sproloquio di una vecchia meretrice fino all’alto dibattito di giurisprudenza protratto tra due gentiluomini; dallo scontro tra filosofia e teologia giocato tra lo stesso Angelo e la pura Isabella fino al senso di pietà di una povera e sensibile guardia carceraria.
E’ attraverso il costante dibattimento tra ciò che è giusto e ciò che non lo è , che il Duca, celato dalle umili fibre di un saio da frate, impara e prova a dare una risposta più pratica e meno sofistica alla prima domanda che egli stesso si auto-pone: che cos’è il governare?
Oscillando tra il dialogo platonico e la commedia dell’arte i meravigliosi allievi del terzo anno della scuola di recitazione – terzo anno di collaborazione con questa coraggiosa realtà della Compagnia Stabile anche per chi vi scrive – hanno sperimentato con vivacità e spregiudicatezza il peso di un copione decisamente complesso e criptico a tratti, tanto da mettere alla prova i più grandi nomi della recitazione Italiana.
Credo sia giusto un ritorno del teatro dal vivo con una proposta all’insegna del classico della recitazione per eccellenza, con la volontà di mettere alla prova le doti di un gruppo di allievi che anno dopo anno si è dimostrato valente e capace, coraggioso al limite dell’incoscienza; questi Kamikaze della prosa, hanno aderito con fiducia alla mia provocazione di ritornare alle origini, un teatro povero, allestito con mezzi semplici, incorniciato dalla Storia di un antico castello (il Monforte) e illuminato dall’unico grande e inimitabile light designer: il sole. Ho ritenuto necessario mettere in scena il vero motore del teatro shakespeariano e del teatro in assoluto: l’Attore.
Attenzione però, la semplicità dei mezzi è servita solo da contrasto all’ imponente complessità linguistica del testo con l’idea di ricerca del giusto equilibrio tra la contemporaneità di un messaggio ambiguo e al contempo universale e il gusto primitivo di poter proporre al pubblico un’idea di spettacolo a più stretto contatto con l’artista in scena, come succedeva proprio ai tempi di Shakespeare.
Coniugare l’antico e il moderno è uno dei principi che la scuola e i suoi insegnanti seguono con attenzione proprio nella convinzione di accompagnare gli allievi e il pubblico che li segue in un giro di walzer che accolga trasversalmente ogni tipo di linguaggio performativo.
Ma queste poche parole non vogliono essere l’elogio di chi ha guidato il corso, piuttosto un personale ringraziamento a undici individui tanto diversi, poeti sghembi, undici atleti affiatati e bizzarri che giocano i loro ruoli con fatica e dedizione, come attori e come amici.
A loro il mio applauso, perché è da loro che il teatro post-covid riparte.