Accordo tra Atm e organizzazioni sindacali, le osservazioni di Faisa Cisal Molise

Riceviamo e pubblichiamo la nota di FAISA CISAL MOLISE con le osservazioni sull’accordo tra ATM e organizzazioni sindacali. “Prendiamo atto della riuscita dell’accordo tra la ATM Spa e le quattro OO.SS. Filt.CGIL – Fit.CISL – UILT – UGLa, dopo solo tre azioni di sciopero. In passato, nonostante le azioni fossero state plurime, non ci si era mai arrivati.
Evidentemente, il tempo ha reso più ragionevole l’azienda.
C’è qualche osservazione da fare, la prima è di metodo.
“L’Intesa endosindacale prevede che si coinvolgano i lavoratori in caso di rilevanti divergenze interne alle delegazioni trattanti, come aveva proposto la CGIL con il direttivo del 15 gennaio 2011, introducendo una novità molto significativa nelle relazioni fra le OOSS italiane.
La validità dei contratti erga omnes è data solo quando l’accordo è sottoscritto da una maggioranza pesata dei soggetti sindacali rappresentanti dei lavoratori. Non esiste il diritto di veto di una sigla sindacale, non è possibile validare un’intesa da parte di una maggioranza di sigle. CGIL, CISL e UIL condividono la necessità di coinvolgere gli iscritti e i lavoratori durante l’intero iter di validazione degli accordi”.
Le frasi di cui sopra sono tratte dalle note della segreteria nazionale della CGIL all’accordo Confindustria – OO.SS. del 28/6/11. In realtà, quello del coinvolgimento di tutti i lavoratori, e non dei soli iscritti, è imprescindibile. Ma, evidentemente, fra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. L’assemblea dei lavoratori del 06/6/21, invece, era rivolta solo agli iscritti delle OO.SS. stipulanti, non sappiamo nemmeno quanti erano.
Altro dubbio è sulla rappresentatività in azienda delle quattro organizzazioni sindacali coinvolte, sembra che il totale degli iscritti si aggiri intorno alla quarantina, su 175 dipendenti, poco più del 20%, eppure non hanno avuto remore nel firmare. Ci si è sempre lamentati dei sindacati di “comodo”, sono stati un danno per i lavoratori e per la società, per cui, per evitare tale abuso da parte delle imprese, è diventato d’obbligo il referendum sull’accordo. C’è questa previsione nel contratto stipulato? NO.

Nel merito, invece, c’è più di qualche osservazione da fare.

Relazioni industriali – a parte la ripetizione pedissequa di ciò che è già scritto nell’A.N. 28/11/15, non c’è traccia di quali debbano essere gli elementi da inserire nel protocollo, visto che la fase dell’informativa aziendale è già prevista dagli accordi nazionali;

Trasferimenti del personale – La bozza di regolamento già contiene errori e non si capisce perché non sia completa già da subito, non è difficile se si conosce la materia;

Vestiario uniforme – L’accordo è positivo se l’azienda rispettasse le scadenze. Inserire delle clausole, in un contratto, senza poterne esigere l’applicabilità, potrebbe rendere inutile la clausola;

Nastro lavorativo – il compenso per l’impegno oltre la 12ª ora passa da € 0,52 ad € 2,50, oltre la 13ª ora da € 0,52 ad € 5. Sembra positivo, in realtà le cifre in gioco non scoraggiano il ricorso al supero nastro, mentre scopo della trattativa avrebbe dovuto essere quello di aumentare notevolmente il compenso, allo scopo di scoraggiare, se non
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in casi estremi, il ricorso al supero nastro da parte dell’azienda. Non dovrebbe mai esserci un impegno da 12 a 14 ore al giorno, perché si rinuncia a beni costituzionalmente garantiti, quali la famiglia e la vita di relazione. In
Abruzzo il supero nastro parte dall’ottava ora per arrivare a € 32 dalla 12ª e € 50 dalla 13ª, la differenza è abissale. L’accordo economico cosi impostato riguarderebbe solo circa il 10% dei turni e una percentuale ancora più esigua di dipendenti, cioè solo coloro che effettuano il supero nastro, e gli altri? Sarebbe stato più conveniente spalmare le 5 € della 13ª ora sull’indennità presenza e sull’agente unico, ne avrebbero beneficiato tutti i dipendenti.

Copertura impianto di rifornimento di Termoli – ben venga, ma il medico del lavoro ed il Responsabile della Salute e Sicurezza aziendale dove sono? È un compito precipuo di tali figure.

Pagamento retribuzione – Premesso che la questione è stata affrontata proprio perché ci sono state le spinte dei dipendenti con i Decreti I. a far stabilire una data, non si è compreso che non è la data l’elemento importante, ma la regolarità del pagamento della retribuzione. Da questo punto di vista non è cambiato assolutamente nulla, se non a vantaggio dell’azienda. Per l’esigibilità di tale clausola, occorrerebbe una penale, senza la quale quanto scritto non ha alcun valore;

Personale inidoneo – Qui c’è addirittura un passo indietro, attualmente ci sono tre posti riservati agli inidonei, con l’accordo si demanda all’azienda una semplice possibilità di reimpiego. Meglio affidarsi alla giurisprudenza in materia;

Protocollo Covid – Il comitato di sicurezza aziendale era stato chiesto anche durante le consultazioni per il ricorso Fondo Integrazione Salariale, causa Covid. Farlo adesso, probabilmente alla fine della pandemia (speriamo), non ha alcun senso, se non quello di far affermare che si è fatto grazie alla capacità negoziale, peccato che anche dove si è fatto non ha avuto quel ruolo importante che avrebbe dovuto avere;

Sanzioni per mancata bigliettazione durante la pandemia – Tutte le OO.SS. hanno sempre sostenuto che non si dovevano emettere i biglietti, da parte dell’autista, durante la pandemia, come previsto dai DPCM. Con l’accordo fatto, in pratica, si ammette che si potevano fare, cambia la sanzione, ma quale fiducia delle OO.SS. possono avere coloro che a seguito delle indicazioni sindacali si sono astenuti ed hanno rischiato il licenziamento?

Premio di risultato – Un impegno generico;

Fondo Bilaterale di Solidarietà di cui al verbale del 22/2/21 – Enigmatico, non c’è altra definizione. Nel periodo dal 22/3 al 31/3/21 non c’è stata alcuna richiesta d’integrazione salariale, per cui è normale che debba pagare lo stipendio intero. Nel periodo 1 – 6 aprile c’è il verbale di consultazione ed, effettivamente, c’è stata la riduzione dei servizi causa la pandemia, con l’accordo si concede anche la giornate del 7. Il pagamento intero, invece, delle ore di mancato completamento della prestazione è doveroso, in quanto è illecito chiedere l’integrazione salariale per le ore di cui non c’è stata riduzione per la pandemia, dal verbale non si evince se riguarda tutti i periodi. Anche questa questione è stata affrontata per altri motivi, di cui, per il momento preferiamo non parlare.

In definitiva, il contenuto economico non serve assolutamente a porre rimedio ad una situazione da sempre denunciata dalla Faisa, gli autisti molisani “vantano” la maggiore produttività nazionale, sono quelli che fanno più chilometri ma con meno soldi rispetto alla media nazionale. Quello che ci sconcerta è che tutti sanno che la retribuzione per il contratto aziendale erogato dalla regione alle quattro maggiori aziende è di oltre € 10.000 annui
22 per dipendente, dal 2011. Due delle quattro sigle sindacali artefici dell’accordo hanno anche controfirmato l’esposto alle procure, eppure, a fronte di una somma così ingente, l’accordo non riguarda tutti i dipendenti e non raggiunge i mille euro annui. Di conseguenza non c’è alcun merito nell’aver sottoscritto un accordo del genere, ma solo la responsabilità di aver creato, probabilmente, un danno ad altri lavoratori. Non ci sorprenderemmo, a questo punto, se anche altre aziende approfittando dei saldi stagionali si facessero avanti per sottoscrivere un accordo del genere”.