A S. Giovanni in Galdo sale in alto il respiro del Tempietto Italico

di Luigi Pizzuto

Il sole di ottobre riscalda felicemente le antiche pietre del Sannio laddove trionfa la cultura di un’area di culto un tempo fiorente. Con i suoi raggi, sotto il vento che soffia, si ritaglia i pezzi di luce più belli. Quando si sale e si scende, la luce s’inarca tra le ombre di ieri. Su Colle Rimontato, a 709 metri sul livello del mare, brillano felicemente le pietre, i massi e i sassi più grossi sulla superficie rigonfia di verde. Riposano nel fluire lento della vita del tempo. Da questa contrada ricca di storia si gode una visione panoramica che piace. Il sito archeologico, di età sannitica, risalente al II secolo avanti Cristo, è di tutto rispetto. E’ pieno di gloria. Tra le piste tratturali viene in mente il tributo dato a queste terre dalle tribù italiche, che tennero testa alla potenza di Roma. Dalla strada rurale sottostante bisogna salire a piedi. E sempre più in alto per raggiungere l’area cultuale del Tempietto Italico. Orgoglio della realtà locale. Le radici più lontane di San Giovanni in Galdo sono qui. In superficie o sotto terra. Ancora invisibili. Nei giorni scorsi abbiamo raggiunto a piedi ciò che resta del grazioso tempietto, seguendo il tratto di strada, tra l’altro ben tenuto e indicato, che s’inerpica verso l’altura del sacro. Quando si giunge sulla sommità, la fatica e lo sforzo lento dei passi vengono ripagati dalla visione di una area archeologica che non ti aspetti mai. E che certamente merita di essere visitata. Nel recinto del piccolo sito archeologico si entra con tanta curiosità. Lo spazio è ben delimitato tra terreni arati e poche boscaglie. Nelle adiacenze la figura dell’uomo è ancora presente. Nonostante le pietre, scintillano gli occhi su questa morbida terra piena di sapere. Profuma l’aria di fresco sui blocchi di pietra e sul podio. Nell’andamento lento aleggia la dimensione fantastica. Anzi cresce. In questo conteso ambientale è facile spaziare tra gli eventi di ieri. Dall’alto è abbastanza chiara l’immagine di una scena che pare già vista. La pianta del sito sannitico in effetti sembra che riproduca, in dimensioni ridotte, l’immagine del tempio di Pietrabbondante ben più grande. Sotto gli occhi colpisce il recinto quadrato dell’edificio italico. Restano le tracce dei due porticati simmetrici. Ai lati delimitano la base del tempio. Si vedono le tracce delle colonne in fila indiana. Quand’erano tutte in piedi su questo sito superbo, che domina la Valle del Tappino, richiamavano sicuramente anche chi si trovava molto lontano. L’agglomerato urbano di San Giovanni in Galdo sorge più a valle. Su una balza di roccia arenaria ondulata. La vicinanza del tratturo Lucera Castel di Sangro ha favorito, ai tempi dei pastori e degli armenti, lo sviluppo del piccolo nucleo originario. Il cuore del borgo è costituito da un pugno di case. Allungate e compatte. In una forma non regolare ruotano intorno alla chiesa del Battista. Anticamente la cinta muraria difendeva ogni sua parte. Le poche tracce che restano della civiltà passata danno l’idea di un abitato a quei tempi inattaccabile e ben difeso. Alle spalle delle costruzioni più antiche sorge il Morutto. Viene chiamato così il quartiere più vecchio del luogo. Il toponimo è da associare a “muro rotto”, perché nel passato le sue case modeste avevano subito non pochi danni. Questo spaccato urbano, infatti, è stato ricostruito a seguito di varie calamità. Di conseguenza l’antico assetto è stato modificato. Negli ultimi secoli ha subito una profonda metamorfosi. Come si vede dal reportage fotografico il quartiere suscita non poche curiosità. Con i suoi vicoletti angusti e stretti scende verso Porta Occaso per affacciarsi su un ampio spiazzo. La principale porta d’accesso al borgo antico è alquanto caratteristica. Con un’ampia arcata è alla base del campanile della vecchia chiesa del Battista. Una curiosità. La sede comunale si trova nel luogo dove sorgeva la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a suo tempo demolita. La casa comunale è accogliente e graziosa. All’interno presenta tracce di culto molto antiche. Attualmente gli spazi ricavati risultano decisamente funzionale ai bisogni della popolazione. Ospitano mostre d’arte e iniziative culturali tese a vivacizzare la vita del piccolo centro. Poco distante, nella Chiesa di San Germano si conserva un pulpito di pregevole fattura, proveniente dalla vecchia chiesa, risalente al XIV° secolo. E’ sorretto da due graziose colonne con capitelli decorati. Colpisce il suo linguaggio espressivo dettato da immagini simboliche e allegoriche in bassorilievo. Una bella pagina di arte molisana. Il respiro del sacro si avverte pure fuori. A pochi passi dalla chiesa e dall’ingresso al borgo una vecchia croce viaria in pietra segnala ai passanti il valore di una fede che non deve mai venir meno nel cammino dell’uomo.