Presso l’Auditorium della Scuola ‘G.Josa’ di Gambatesa, si è tenuto ieri l’evento commemorativo legato alla liberazione del 25 aprile. Presenti le autorità istituzionali, nelle persone dei sindaci di Gambatesa Carmelina Genovese e di Tufara Gianni Di Iorio, le autorità ecclesiastiche, e militari con il Comandante la Stazione dei Carabinieri locale Luogotenente Maglia e una rappresentanza dell’esercito, con Tenente colonnello Riccardo Proietti. Il dirigente scolastico, Prof. Eleonigia Perone, che ha condiviso e abbracciato con entusiasmo l’iniziativa di alcune insegnanti, commossa, ha voluto porgere un saluto speciale ad Antonio Massimo per la sua disponibilità e preziosa presenza, prigioniero superstite dell’ultima guerra.
Gli insegnati hanno voluto, in continuità con la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di 1^grado, organizzare e realizzare un momento commemorativo in riferimento al 78° Anniversario della Liberazione D’Italia, una manifestazione intitolata: “Ricordiamo… con nonno Antonio”.
Il progetto intendeva fornire uno “spazio didattico” in cui gli alunni hanno potuto sperimentare un diverso modo di fare attività e, nello stesso tempo costruire sensibilità e memoria nei confronti della Resistenza e della liberazione dal nazifascismo, che ne è stato il suo apogeo e che ha portato alla Costituzione.
Davanti a una platea, in prevalenza bambini, il signor Antonio Massimo (di quasi 100 anni di età), ha raccontato con padronanza e lucidità, la sua esperienza, da soldato prigioniero, durante la Seconda Guerra Mondiale.
È un giorno dedicato alla memoria di quanti hanno sacrificato la loro vita per valori ed ideali nobili, la patria e la libertà.
Ha esordito una pronipote di nonno Antonio – che ha voluto affidare la commemorazione al racconto di una storia, la storia di singoli individui, che non leggeranno mai nei libri di storia, ma che hanno vissuto sulla loro pelle la tragedia della guerra. È la storia di tre giovani gambatesani, amici di infanzia, partiti per il fronte l’11 gennaio del 1942. Antonio Massimo, Francesco Iadarola e Pasquale Santella erano diciottenni e non sapevano nulla della vita quando furono chiamati per andare a combattere al fronte. In quel freddo mattino del 1942, i tre giovani si ritrovarono nella piazza principale del paese, per attendere la corriera che li avrebbe portati al distretto militare. Nei loro occhi si leggeva la paura, lo smarrimento ma anche l’eccitazione che accompagna sempre chi si accinge a compiere un viaggio. Giunti al distretto militare di Campobasso, ognuno di loro venne assegnato al rispettivo reggimento.
Antonio Massimo ebbe come destinazione la Grecia e più, precisamente, l’isola di Creta, dove venne fatto prigioniero e successivamente portato nei campi di concentramento in Germania. Qui rimase per quasi tre anni. Durante un bombardamento venne gravemente ferito, ma ebbe maggiore fortuna del suo compagno di cella, che mori al suo fianco.
Dopo la lunga prigionia venne liberato dall’esercito russo e tornò a il 30 maggio del 1945. La guerra era finita. Gambatesa piangeva i suoi morti e, come il resto d’Italia, riemergeva dalle macerie e dal disastro della guerra. Antonio, che addirittura ignorava i fatti del 25 aprile, riabbracciò i suoi, ma la stessa sorte non toccò ai suoi compagni: di loro non si seppe più nulla. Nei ricordi di Antonio rimane indelebile quell’ultimo abbraccio la mattina dell’11 gennaio del 1942.
Ad Antonio, i bambini presenti all’evento hanno rivolto tante domande. A chi gli ha chiesto dell’importanza della ricorrenza di questa giornata, seccamente ha risposto: Maledetta la guerra. La guerra è atroce. Dobbiamo spiegarlo bene a voi bambini. I giovani devono sapere. Non devono dimenticare – Spetta a noi preservare la memoria. La testimonianza di nonno Antonio Massimo è stata la strada maestra per il coinvolgimento emotivo nella conoscenza storica di quegli anni, e che si ritiene valga più di ogni libro di storia.
Nicola Abiuso