Nel docufilm “Inganno globale” di Massimo Mazzucco, nell’edizione a corredo di libro relativo, uscita in edicola molti anni fa, vi sono molti spunti di riflessioni sul cosiddetto attacco alle Twin Towers. Per contro, debunker (forse stipendiati) e (sedicenti) opinionisti supportano sterili motivazioni e rovesciano l’onere della prova.
Oltre ai dubbi sulla realizzabilità dell’attentato, nessuno ha mai spiegato come sia stato possibile:
– che tre colossi si siano ridotti in micropolveri;
– che siano collassati su se stessi a una velocità prossima alla caduta dei gravi enunciata in fisica;
– che il solo incendio da cherosene abbia potuto fondere pilastri d’acciao per centinaia di metri;
– che, nonostante l’evidente incongruenza al punto precedente, alla base delle colonne siano rimasti attivi per mesi “braceri” di acciaio fuso dalle temperature ben superiori a quelle generate dall’esplosione conseguente all’impatto degli “oggetti volanti non meglio identificati” contro le torri.
Particolari che contraddistinguono inequivocabilmente, quantomeno, le demolizioni controllate.
La frustrazione più grande per chi usa la logica consiste nel cercare di spiegare agli altri (e a se stesso) cose illogiche che altri non potranno (o non vorranno) mai capire, dato l’approccio.
Su questo si basa l’opinione pubblica: sull’enormità di una notizia e sulla normalizzazione dei pericoli.
Tuttavia, se non si vuole rispettare la propria intelligenza (e non si hanno altre ottime motivazioni di carattere e conomico), si cerchi almeno di rispettare la memoria di chi è morto assassinato in quell’inferno.
Chiunque ne sia stato l’artefice e qualsivoglia siano state le cause.